sabato 30 luglio 2011

Il bricolage del trading

Quelli che hanno fatto esperienza di bricolage lo sanno. Il "fai da te", i piccoli lavoretti di casa per riaggiustare un elettrodomestico difettoso, per cambiare la rubinetteria del bagno o della cucina, per il montaggio del mobile comprato all'Ikea o per la sistemazione delle tende sulla veranda possono rivelarsi, quando tutto fila liscio, occasioni gratificanti ma anche, in alcuni casi, frustranti. E' tutta questione di sapere come si fa e, ancor di più, di avere gli attrezzi giusti. Nel bricolage è piuttosto facile usare un cacciavite e stringere bulloni, ma di tanto in tanto si incontrano situazioni nelle quali si è costretti a lavorare con aggeggi mai visti prima e ad usare strumenti complicati che, alla prova pratica, non danno mai il risultato sperato. A volte un problema apparentemente semplice come regolare la pressione della caldaia, per motivi incomprensibili, diventa una questione da esaurimento nervoso; e, in questi casi, esausti, si lascia perdere e si telefona all'esperto. Non si può essere bravi e capaci di cavarsela sempre e in ogni tipo di situazione. Impossibile farcela se, addirittura, non si dispone dell'attrezzo adatto per quel preciso problema.

Il trading è come il bricolage, può dare momenti di croce o delizia. I problemi da affrontare nel trading sono di tipologia molto varia, perché i mercati presentano evoluzioni sempre diverse. E bisogna imparare a cavarsela nel migliore dei modi in ogni tipo di situazione. Anche per il trading è tutta una questione di attrezzi. Bisogna avere lo strumento adatto per operare in ogni specifica circostanza.
A volte basta un semplice cacciavite, a volte serve il martello, a volte la chiave inglese.
Fuor di metafora, nel trading spesso possiamo adoperare una semplice media mobile, a volte può essere utile un oscillatore come l'RSI, a volte può far molto comodo un buon supporto.
E' importante però che quelli che andremo ad usare siano attrezzi di qualità, che siano a misura del materiale da lavorare e che sappiamo come vanno utilizzati da veri professionisti.
Abbiamo già parlato delle medie mobili, di come possono essere tarate e dell'uso che se ne può fare (vedi: Come stare sempre dalla parte giusta).


Come usare l'RSI
Oggi ci soffermeremo sul RSI, perché in non rari casi possiamo realizzare trade profittevoli grazie all'uso accorto ed intelligente di questo strumento davvero semplice.
L'RSI è un oscillatore molto interessante ed anche utile che però va impiegato con estrema cautela.
Esso ha il pregio di indicare con grande precisione quando un titolo è troppo comprato o troppo venduto in un determinato intervallo di tempo. Ma, se usato da solo, non può fornire alcuna indicazione sugli sviluppi possibili del movimento di prezzo che l'oscillatore sta misurando. Ad esempio, quando il titolo è troppo comprato, l'RSI segnala l'eccesso portandosi ai suoi massimi, ma nessuno è in grado di sapere se la forza che ha prodotto quell'eccesso può continuare ad imprimere una ulteriore spinta rialzista al prezzo oppure se dal livello estremo raggiunto il prezzo inizierà a correggere. I manuali di trading sostengono che l'RSI è in grado di segnalare in anticipo i cambiamenti di tendenza del prezzo quando, raggiunti i suoi estremi, l'oscillatore mostra un andamento divergente da quello del prezzo. Il che spesso è vero; ma, purtroppo, non sempre. Ciò succede per un fenomeno estremamente semplice: se c'è un forte trend rialzista (o anche ribassista) l'RSI va presto in ipercomprato (o in ipervenduto). Ma, se il trend è davvero sostenuto, come ad esempio è stato negli ultimi anni quello del Franco svizzero rispetto all'Euro, i "segnali" dell'RSI si mostrano del tutto infondati e il prezzo di EURCHF può tranquillamente continuare a scendere.
Esaminando il grafico del EURCHF ci rendiamo conto di come l'RSI sia rimasto in ipervenduto per giorni, settimane e addirittura mesi e, nonostante le molte divergenze, il prezzo della coppia sia andato sempre più giù.


Attenzione, quindi, quando si utilizza questo oscillatore.
Fidarsi troppo delle divergenze, in situazioni di forti tendenze, potrebbe rivelarsi davvero pericoloso e farci entrare in trade contrari al trend dominante di lungo periodo. Ora che sappiamo stare in guardia dal suo uso improprio, vediamo in quali situazioni di mercato l'RSI può essere impiegato con profitto.
Come si sa, e come mostra il grafico, l'EURUSD da marzo 2011 è ingabbiato in un mercato laterale che oscilla fra i livelli di 1.40 e 1.48, e non è un caso che la sua media a 50 giorni è quasi perfettamente orizzontale.


Sappiamo che il dollaro è e rimane drammaticamente debole, e che anche l'Euro ha ridotto la sua forza per la crisi del debito dei PIIGS.
Poiché questo stato di debolezza di entrambe le valute sembra destinato a continuare, in virtù del fatto che all'orizzonte non si intravedono novità tali da modificare lo scenario macro, possiamo ragionevolmente ritenere che l'EURUSD potrebbe restare in questa fase di lateralità fino a prova contraria. In queste situazioni, in questo tipo mercato, non c'è un trend forte e ben definito e, tipicamente, l'incertezza degli operatori manderà ancora per un certo tempo il prezzo un po' su e un po' giù.

In questi casi, operando su timeframe più brevi come quello su base oraria, l'RSI può segnalarci gli eccessi di acquisti e vendite in un mercato non direzionale e, attraverso le sue divergenze, consentirci di aprire trade con buone probabilità di profitto.
Nel prosieguo vedremo come migliorare l'utilizzo di questo strumento attraverso il suo impiego combinato con strumenti preziosi come i supporti e le resistenze.

“Le condizioni cambiano sempre e le tecniche devono essere adattate"
Shigeru Nakamura






mercoledì 27 luglio 2011

L’Occidente come il Titanic

L’andamento dei mercati nelle ultime settimane è davvero paradossale.

Dovunque nel mondo, e particolarmente in Occidente, si discute della crisi che sembra infinita e sempre più minacciosa, ma i mercati azionari restano molto in alto senza mostrare segni evidenti di soverchia preoccupazione.
Europa e Stati Uniti si agitano per restare a galla nell’oceano del loro debito pubblico e le loro economie boccheggiano, ma i loro mercati azionari, nonostante qualche leggero starnuto, mostrano una apparenza di ottima salute. Lo S&P500 e il Dax sono molto più che tonici e, almeno per il momento, non danno segnali di cedimento. Tutto ciò sembra, in effetti, piuttosto strano e con l’aumentare delle quotazioni societarie, crescono anche i dubbi sulla razionalità di chi opera sui mercati.
In questi giorni, giorni in cui è, o dovrebbe essere evidente, a tutti che i tappi messi nei buchi finanziari della Grecia, della Spagna, dell’Italia, dell’Irlanda e del Portogallo, difficilmente riusciranno a chiudere la falla aperta dalla insostenibile fragilità dell’Euro e, dall’altra sponda dell’oceano, prende sempre più corpo la prospettiva di fallimento “tecnico” nientedimeno che degli Stati Uniti d’America, le borse europee ed USA restano molto vicine ai loro massimi storici di sempre. Sembrano cose da pazzi.
A molti ritorna in mente il famoso film più volte visto e citato: Titanic.
La nave finita contro l’iceberg è l’Occidente, il Transatlantico dei Paesi di più antica industrializzazione, un intero mondo, una nave assai invecchiata e un po’ arruginita, guidata da comandanti screditati ed in crisi di idee. L’iceberg, solo in parte visibile, è di quelli giganteschi ed insidiosi, bassa crescita e competitività insufficiente, una economia tenuta in vita da un eccessivo indebitamento. L’Occidente va, come nave senza nocchiero, nella grande tempesta indotta dalla globalizzazione.
Eppure, nonostante queste drammatiche evidenze, paradossalmente, le borse sono ai massimi, perché gli investitori restano ottimisti. Il paradosso è, in realtà, solo apparente. Per quanto possa apparire strano ai non addetti ai lavori, la finanza è come una macchina da corsa il cui motore non è più alimentato dall’economia, ma, da qualche anno, gira solo grazie alla politica. E più la macchina è a corto della benzina dell’economia reale, più aumenta l’alimentazione fornita dalle politiche monetarie.
Gli investitori sanno che per non far mancare il carburante necessario alla macchina, gli stati uniti d’Europa e d’America hanno stampato, stampano e stamperanno Euri, Sterline e Dollari e che, anche nei prossimi mesi, ci sarà grande disponibilità di denaro a basso prezzo. E’ altamente probabile, infatti, che anche la BCE, come stanno già facendo da tempo la Banca d’Inghilterra e la FED inizierà a stampare massicciamente le nuove banconote necessarie per acquistare i titoli dei PIIGS e che le tre banche centrali tenderanno a lasciare i tassi ufficiali ancora ai livelli minimi.
E tutta questa liquidità, generando inflazione, farà salire tutti i prezzi e finirà molto probabilmente per essere in buona parte investita in attività speculative e, almeno in parte, in Borsa.
Questa prospettiva fa sì che le borse tengano, nonostante tutto.
Che lo stato di salute della finanza in Occidente non sia proprio rassicurante è testimoniato dall’andamento dell’oro in costante ascesa ed è confermato dalla forza del franco svizzero e dal parallelo declino del dollaro. I loro trend aiutano a capire lo stato d’animo preoccupato degli investitori e dei decisori delle politiche monetarie.
Quindi, la contraddizione fra il pericolo di naufragio debitorio dell’Occidente e la tenuta dei mercati azionari è solo apparente e può essere facilmente spiegata.
Il vero fatto paradossale è, invece, che la crisi globale nata da eccessi di liquidità venga combattuta con cure da cavallo basate su ulteriori iniezioni di liquidità.
Per concludere, in questo scenario, almeno per il momento, non si intravedono elementi o fattori emergenti in grado di alterare o modificare sostanzialmente le tendenze di fondo.
Se ci saranno novità queste potranno venire esclusivamente dalla politica. La politica, come si sa, è l’arte del possibile, ed è anche l’arte di saper scegliere il male necessario per evitare il peggio, e, come abbiamo visto durante la crisi delle banche, può inventare di tutto. Ma, a mio parere, se non intervengono nuove invenzioni politiche o fattori, oggi imprevedibili, in grado di produrre nuovi shok ai mercati, le tendenze che abbiamo descritto dovrebbero perdurare almeno per i prossimi mesi. Quindi, avanti cosi, avanti tutta, senza però trascurare di tenere sempre pronte ciambelle e scialuppe di salvataggio.

“Bada alle piccole spese: una piccola falla affonda una grande nave”

                            Benjamin Franklin

sabato 23 luglio 2011

L'Armageddon di Obama

Sui mercati mondiali si annuncia una settimana piuttosto calda. L'ottimismo seguito al successo del vertice europeo per la Grecia è durato poco più di ventiquattro ore e già per il prossimo lunedì, 25 luglio, la riapertura dei mercati è minacciata da nuove nuvole di tempesta. Gli USA hanno urgenza di correggere radicalmente i conti pubblici e di ridurre il debito, ma la destra repubblicana insiste nell'ostacolare il progetto di risanamento del Presidente Obama, rifiutando ogni accordo in tal senso.  Insomma, sia l'Europa che gli USA stanno davvero messi male e se Atene piange, Sparta non ride.
“Evitiamo almeno l'Armageddon”, ha dichiarato ieri Obama, avvertendo deputati e senatori che ''il tempo sta scadere'', in quanto è ormai prossimo il termine del 2 agosto, giorno in cui si raggiungera' il limite del debito di 14,3 trilioni di dollari.
I mercati aspettano la riapertura di lunedì col fiato sospeso, mentre fra oggi e domani a Washington si andrà alla ricerca di un accordo in extremis per l'innalzamento del tetto fissato dalla legge al debito pubblico USA.
L'incertezza, al solito, regna incontrastata e, come sempre, è impossibile prevedere cosa succederà.
Non mi piace azzardare previsioni e premetto che potrei sbagliarmi anche di grosso, ma mi viene di pensare che, se in questo caldo fine settimana gli incontri convocati dal Presidente USA non riusciranno ad aprire concreti spiragli per un accordo fra Democratici e Repubblicani, la prossima settimana potrebbe essere di quelle da ricordare fra le più infauste nella storia dei mercati e dell'economia reale.
In questo scenario, che speriamo non si realizzi, si produrrebbe una pesante caduta delle borse mondiali e potremmo vedere l'euro in grande difficoltà per le ragioni esposte nel precedente articolo (vedi: Il mercatino del villaggio globale), mentre potremmo assistere ad un nuovo rally dell'oro e del franco svizzero. Anche lo yen beneficerebbe del suo tradizionale ruolo di valuta rifugio.
L'osservazione del grafico giornaliero EURCHF ci consente di comprendere che tale ipotesi confermerebbe la ripresa del trend ribassista già chiaramente visibile e potrebbe anzi produrne una vistosa accelerazione.

Al tempo stesso, l'osservazione del grafico daily dell'oro conferma come la perdurante incertezza sta spingendo ormai da anni gli operatori a rifugiarsi nel bene rifugio d'eccellenza; il prezzo dell'oro, dopo l'accelerazione delle ultime settimane, ha fatto una brevissima pausa e sembra volersi proiettare ancora più in alto.

Chi fa trading operativo e, in particolare, i trader di breve termine dovranno dunque seguire con grande attenzione gli eventi della prossima settimana, con la consapevolezza che anche in uno scenario così negativo, potrebbe bastare la ottimistica dichiarazione di un politico influente o di un banchiere centrale, piuttosto che l'uscita di dati settoriali o societari positivi per ribaltare completamente le previsioni.

Mai sottovalutare il potere della stupidità umana”
    Robert Heinlein



mercoledì 20 luglio 2011

Il mercatino del villaggio globale

Per quanto sia difficile da immaginare, il “sistema di sistemi”, formato dal variegato insieme dei mercati finanziari locali e settoriali, si comporta molto spesso come fosse un piccolo mercatino di paese, dove tutti gli operatori tendono a comportarsi più o meno allo stesso modo ( vedi: Cosa c'è dietro il forex)
La crisi del 2007 ha mostrato a quale livello è ormai giunta la globalizzazione e la integrazione dei mercati. Il mondo ha visto, nel corso di pochi mesi, aprirsi il baratro del collasso della finanza (e dell'economia) mondiale a causa degli eccessi nell'uso speculativo della abnorme liquidità disponibile, ma anche per effetto di una reattività dei mercati simultanea,  emotiva e pressoché istantanea. Mentre le drammatiche notizie di fallimenti bancari venivano diffuse in tempo reale tramite internet e tv, le traumatiche cadute del mercato azionario USA si ripercuotevano immediatamente sui mercati europei e sugli altri mercati mondiali. La progressiva scoperta della assurda dimensione e dispersione dei titoli spazzatura, insieme alla caduta del prezzo di quei folli crediti, stava spingendo simultaneamente in basso i prezzi di ogni categoria e tipo di bene in tutto il pianeta, prospettando ad un mondo attonito la minaccia della deflazione. Si manifestava quanto fosse verosimile e pertinente la cosiddetta profezia di McLhuan sul mondo trasformato in villaggio globale.
La storia della recente crisi, dimostrando il grado d'integrazione della finanza globale, ci ha fornito una preziosa lezione sui rischi ad essa collegati. Ma ciò che ci interessa evidenziare è il fatto che, anche in periodi ordinari, su tutti i mercati del mondo, fra mercati di paesi e settori diversi, si manifestano fortissime correlazioni, sia in forma diretta che inversa.
Con il termine”correlazione” si esprime un concetto matematico, che sta ad indicare che due variabili sono appunto correlate o collegate. Il coefficiente di correlazione esprime il grado di interdipendenza fra due o più variabili. Quando fra due variabili la correlazione è alta, cioè quando all'aumentare di una, anche l'altra aumenta proporzionalmente, il coefficiente di correlazione assume il valore 1; se invece all'aumentare di una variabile, l'altra decresce simmetricamente, si dice che le due variabili sono anticorrelate, ed il coefficiente assume il valore -1; se le due variabili si comportano in modo del tutto indipendente l'una dall'altra si dice che il coefficiente di correlazione è uguale a 0. Le previsioni finanziarie utilizzano largamente il concetto e la misura delle correlazioni fra settori, mercati, titoli e cosi via e gli analisti sono costantemente impegnati a studiare e scoprire nuove interdipendenze fra mercati e titoli di ogni genere, in quanto ogni scoperta di correlazione può produrre enormi profitti.
Ciascun mercato settoriale o locale subisce, direttamente o indirettamente, l'influenza di quanto accade nei mercati degli altri Paesi. Anche se le correlazioni si manifestano in maniera più evidente nei periodi di crisi o di euforia, le interdipendenze fra le diverse componenti del sistema finanziario globale sono presenti anche nelle fasi di mercato più “normali”. La più evidente correlazione diretta può essere osservata sui mercati azionari, dove è facile verificare che tutti i mercati azionari del mondo si muovono tendenzialmente in sincronia.
Ma a sua volta, la tendenza dei mercati azionari è influenzata dall'andamento delle quotazioni obbligazionarie. Il ribasso dei mercati obbligazionari esercita una influenza negativa sui rispettivi mercati azionari e determina una tendenza globale al ribasso per questi ultimi. Una delle correlazioni più significative, fra le molte riscontrabili sui mercati in genere, è quella fra andamenti valutari e mercati azionari. I mercati azionari possono essere usati come indicatori per capire l’andamento delle valute e, pertanto, chi fa trading sulle valute può trarre un enorme vantaggio dal monitoraggio dei maggiori mercati azionari del mondo.
In generale, a causa della loro reciproca interdipendenza, i quattro settori finanziari (materie prime, obbligazioni, azioni, valute) andrebbero sempre analizzati insieme.
Il ruolo guida del dollaro e delle materie prime
Il dollaro, costituendo valuta di riferimento dei mercati mondiali, svolge un ruolo chiave per la comprensione delle correlazioni tra ciclo economico e mercati. Il rafforzamento della valuta USA tende ad attenuare le pressioni inflazionistiche e a ridurre le tensioni sui prezzi delle materie prime. Al contrario, l'indebolimento del dollaro tende a rafforzare le pressioni inflazionistiche e condiziona negativamente sia i mercati obbligazionari sia quelli azionari.
L'esame delle tendenze dei prezzi delle materie prime e del dollaro, in considerazione del loro impatto sull'inflazione deve necessariamente precedere l'analisi di qualsivoglia mercato settoriale o nazionale.
Le materie prime, infatti, rivestono una funzione fondamentale nel contesto delle correlazioni fra i mercati. Il loro andamento tendenziale è in grado di determinare corrispondenti variazioni nella tendenza delle politiche monetarie e dei tassi di interesse delle banche centrali, con ricadute significative sui rendimenti delle obbligazioni e sui mercati azionari. Il rapporto fra materie prime e mercato obbligazionario riveste una particolare rilevanza, in quanto attraverso questa relazione chiave, le materie prime condizionano gli andamenti del mercato azionario e di quello valutario. Vediamo come gli andamenti di una classe di titoli tendono a condizionare i movimenti delle altre classi di investimento.
Obbligazioni, azioni e valute
Lo spread dei titoli di Stato è la differenza del rendimento delle obbligazioni di due diverse nazioni, tema di grande attualità in questi giorni per l'allargamento della forbice dei rendimenti fra Italia e Germania. E' un fenomeno che quando si manifesta fra Paesi che utilizzano la stessa valuta va letto come segno di insostenibilità degli equilibri del sistema monetario comune e comporta un deprezzamento della valuta di riferimento.
Quando invece aumenta lo spread sui titoli di stato (oppure la differenza sul tasso d’interesse) di due Paesi che utilizzano valute diverse, anche la valuta con il più alto tasso d’interesse generalmente sale rispetto alle altre. I Paesi che offrono rendimenti più elevati sui loro titoli a reddito fisso attraggono, ovviamente, il maggior numero di investimenti. Per comprare titoli di una specifica nazione, bisogna innanzitutto disporre della moneta locale. Se, ad esempio, gli investitori europei decidono di investire in titoli USA, per poter operare avranno necessità di comprare dollari, pagandoli in euro. La loro domanda di dollari, in cambio di euro, farà crescere il prezzo della valuta USA, generando contestualmente un deprezzamento dell'euro. La domanda per le obbligazioni di solito aumenta quando gli investitori sono preoccupati per la sicurezza dei loro investimenti azionari. In queste fasi, tipicamente, il prezzo delle obbligazioni sale mentre il loro rendimento tende a calare.
Quando in un mercato azionario si afferma un trend positivo (vedi: Il trend, l'ordinatore di un sistema caotico), gli investitori di tutto il mondo proveranno a sfruttare l'occasione di cavalcarlo acquistando titoli su quel mercato. Man mano che il grado di fiducia sull'andamento e le prospettive di un particolare Paese cresce, il flusso degli investimenti in entrata da parte dei grandi operatori internazionali che fanno affluire i propri soldi, tende a crescere simultaneamente. Nelle fasi in cui il clima generale dei mercati azionari è improntato all'ottimismo, gli investitori sono propensi a trasferire i loro capitali su attività che consentono di prospettare rendimenti più elevati a fronte di un maggiore rischio. Per fare ciò devono acquistare le valute necessarie ad operare sul mercato prescelto.
Ad esempio, il dollaro e lo yen, nelle fasi positive del mercato azionario USA, tendono a mostrare debolezza, in quanto gli operatori, quando vedono prevalere il sereno sono incentivati a lasciare i porti tranquilli alla ricerca di rendimenti più elevati in giro per gli altri mercati del mondo.
Al contrario, quando le aspettative sui mercati azionari diventano negative, gli investitori internazionali chiudono le loro posizioni e trasferiscono i soldi su mercati meno rischiosi, come le obbligazioni USA e le cosiddette valute rifugio come il dollaro USA, lo YEN e il Franco svizzero che di conseguenza aumenteranno il loro prezzo.
Per l'insieme di queste interdipendenze, l'osservazione congiunta dei mercati in più diretta relazione con le coppie di valute sulle quali si intende operare può offrire un notevole vantaggio al trader, il quale dovrebbe configurare sul proprio monitor apposite finestre con i grafici che intende tenere sotto controllo. Tuttavia occorre tener conto che, eccezionalmente, in particolari periodi e condizioni dell'economia globale, le correlazioni fra valute e mercati azionari possono non manifestarsi o, addirittura, evidenziare andamenti anomali e contrapposti.
In conclusione, con l'esperienza possiamo cogliere e sfruttare le “regolarità” e le correlazioni quando queste si manifestano, senza però mai dimenticare che il mercato è e resta un luogo caotico.


“Per giungere al know how, bisogna passare per il know why
                                  Setronio



sabato 16 luglio 2011

Apriamo un trade?

Oggi proviamo ad impostare il nostro trade su una coppia di valute. Poiché desideriamo fare del trading una attività rilassante, e magari anche profittevole, nel nostro tempo libero del fine settimana, facciamo un giretto sui grafici mensili e settimanali delle principali valute per vedere “ad occhio” se c'è qualche valuta particolarmente forte, o particolarmente debole.
Procediamo con ordine:
1. Innanzitutto, vogliamo trovare ed identificare, se c'è, una valuta che mostri un vero trend. Consideriamo le principali, euro, dollaro, yen, sterlina e alla fine vediamo che fra tutte, quella in più decisa tendenza rialzista è il franco svizzero.
2. Il CHF sale contro tutti, bene! L'euro al contrario si mostra piuttosto debole verso tutte le altre valute. La valutazione visiva dei grafici ci fa comprendere chiaramente qual'è la situazione di fatto. D'altra parte, le stesse notizie economiche confermano che l'euro, anche se è, momentaneamente, passata la bufera sull'Italia, resta debole per una crisi che certamente non è destinata a risolversi nel breve termine.
3. Scegliamo allora la coppia EURCHF con l'intento di vendere euro per comprare franchi svizzeri nel corso dei prossimi giorni, quando i mercati saranno riaperti, allorché proveremo a scegliere il momento migliore per aprire il nostro “sell” con il miglior rapporto rischio rendimento.
4. Ma, nel frattempo ci costruiamo una mappa per avere dei punti di riferimento da utilizzare quando si tratterà di decidere l'apertura del nostro trade.
Focalizziamo la nostra attenzione sull'andamento di EURCHF e apriamo il grafico settimanale.

Scegliamo quello lineare che ci permette di identificare facilmente i livelli delle chiusure di settimana, che come sappiamo sono particolarmente significativi. Tracciamo le nostre linee di supporto e resistenza.

Trasformiamo ora il nostro grafico settimanale da lineare a candele giapponesi per vederne la volatilità e aggiungiamoci le medie, che normalmente utilizziamo, per avere conferma della tendenza ribassista.

Quindi passiamo dal grafico a candele settimanali a quello daily. Qui ci rendiamo conto di come nelle ultime sedute di contrattazione, per effetto dell'allarme Italia, si è registrata una accelerazione del trend ribassista.

Ma se proviamo a fare uno zoom, per vedere cosa si vede sul grafico a 4 ore, ci accorgiamo che l'allarme sull'Italia è momentaneamente rientrato e, di conseguenza l'euro tende a resistere intorno al livello 1.1540.

Un ulteriore zoom sul grafico ad 1 ora ci conferma che l'euro, pur permanendo in uno stato di debolezza, testimoniato dal fatto che il prezzo resta tendenzialmente sotto le sue medie, sta tentando una reazione. Come è possibile vedere sul timeframe ad 1 ora il prezzo è in una fase laterale che lo spinge ad oscillare intorno al valore di 1.1540. E' un movimento che testimonia la grande incertezza degli operatori nelle ultime ore di contrattazione della settimana appena conclusa.

Potremmo scendere ulteriormente ad osservare i timeframe minori, ma dovremmo considerare che, al di sotto dell'ora di contrattazioni, il “rumore” del mercato è sovrano e che, per tale ragione, sarebbe estremamente complicato e rischioso fare trading su intervalli eccessivamente brevi.

La nostra procedura di analisi è ormai completa. Siamo partiti da una visione di lungo periodo per scegliere la coppia che manifesta una evidente forbice fra la forza dell'una e la debolezza dell'altra, e poi abbiamo progressivamente zoomato su intervalli di tempo sempre più brevi e vicini all'oggi per focalizzare come sta evolvendo il prezzo della coppia di valute.

Ora abbiamo un quadro abbastanza chiaro e completo della situazione di EURCHF. Cosa possiamo aspettarci per la prossima settimana? Nessuno può saperlo con certezza!
Abbiamo appena avuto la notizie che gli stress test delle banche europee sono andati abbastanza bene, ma non c'è ancora un accordo fra i Paesi europei sul necessario finanziamento per il salvataggio della Grecia. Il presidente del Parlamento europeo ha convocato per il prossimo giovedì 21 luglio un vertice d'urgenza dei ministri delle finanze per assumere una decisione. L'instabilità del quadro finanziario degli altri Paesi è ben noto e sostanzialmente invariata. Nella prossima settimana qualsiasi annuncio o dichiarazione politica potrebbe generare molta volatilità su mercati già palesemente nervosi. Il ribasso dell'euro potrebbe quindi ulteriormente accelerare, ma una qualsiasi notizia rassicurante potrebbe invertire violentemente la tendenza.

Come abbiamo abbondantemente spiegato, il trader prudente non fa scommesse e, davanti ad una fase così incerta, per il momento ci pare prudente non aprire nessun trade e aspettare gli eventi della settimana che viene. Forse, se il prezzo risalirà nei pressi della resistenza a 1.1583, apriremo il nostro sell ponendo uno stoploss 20 punti più sopra. Per prendere questa decisione, però, cercheremo di avere una conferma della debolezza dell'Euro e della forza del CHF osservando il loro comportamento nei confronti delle altre valute correlate. 
Se queste condizioni non saranno tutte verificate, niente da fare. Abbiamo solo giocato un po' con i grafici e utilizzato l'occasione per chiarire il nostro punto di vista su come bisogna procedere nell'analisi del mercato forex.

“Non fare oggi quello che puoi fare meglio domani”
Anonimo


giovedì 14 luglio 2011

Bisogna saper perdere

Dopo tanti discorsi di filosofia, psicologia e logica del trading, è il momento di affrontare degli argomenti molto pratici.

Allorquando il trader si è ben convinto che il mercato non è prevedibile, ha imparato con l'esperienza ad identificarne le fasi, ha preso confidenza con i supporti tecnici utilizzabili, è finalmente pronto per affrontare la grande sfida e fare sul serio.
Può mettersi nella “Posizione Zen”, di pieno controllo della propria emotività ed iniziare il suo lungo campionato. Gli resta da sviluppare, e lo potrà fare con l'esperienza, una perfetta padronanza di alcuni semplici accorgimenti, che sono, in fondo, i piccoli trucchi del mestiere.
Vediamone uno fondamentale.
Per imparare a vincere, bisogna saper perdere (poco). Come si sa, nel trading le perdite sono inevitabili, per cui occorre saperle accettare e sapere come si fa per evitare che diventino irrecuperabili.
Limitare le perdite... per far correre i profitti” è, come a tutti noto, il primo e più importante accorgimento di un buon trading. E' un concetto importante che merita il giusto approfondimento.
Molta letteratura su questo argomento si sofferma su come mettere stop stretti e come usare il trailing stop per migliorare il rapporto rischio rendimento sui singoli trade. Si sostiene che per ogni trade bisogna ricercare un rapporto 1/1, o meglio ½, o anche 1/3. Si tratta di indicazioni utili, ma anche per certi aspetti fuorvianti. A me sembra che tagliare le perdite e far correre i profitti debba consistere in una strategia da riferirsi, piuttosto che ai singoli trade, al piano generale di trading, ovvero alla lunga serie di trade che l'operatore realizza nel corso di mesi ed anni di trading (vedi: Trading e gioco d'azzardo).
Nessun trader, anche se molto bravo ed esperto, può evitare di compiere errori o di trovarsi esposto con un trade nel momento in cui un qualsiasi evento imprevedibile giunge a perturbare violentemente il mercato. Anche la migliore occasione può chiudersi con una perdita. Il trader saggio ne è consapevole e non teme questa imprevedibilità, perché il suo piano è di risultare vincente sul lungo termine. Il mio suggerimento è quello di focalizzare l'attenzione sull'obiettivo di ottenere una media dei profitti maggiore della media delle perdite, tagliando fuori dai propri possibili esiti il rischio di grandi perdite.

Vediamo come fare. Il trader deve avere consapevolezza che ogni volta che apre un trade può andare incontro a 4 risultati diversi.






Le grandi perdite rappresentano la vera bestia nera del trading. Poche grandi perdite possono rovinare qualsiasi strategia di trading, azzerando i risultati di lunghi periodi, anche mesi o anni, di attività profittevole; non sono rari i casi in cui anche una sola grande perdita non bloccata tempestivamente può portare al totale azzeramento del conto.
Come abbiamo spiegato nei precedenti post, ci sono pochi modi di guadagnare nel trading, ma molti modi per rovinarsi finanziariamente. Non saper prevenire le grandi perdite è certamente uno dei limiti più perniciosi per il trader.
Uno dei compiti a cui il trader prudente dovrà applicarsi con la dovuta attenzione sarà quello di tendere costantemente ad eliminare dai suoi trade le grandi perdite e, così, deve sempre tenere in mente questo schema:





Ogni trader che si rispetti sa che le piccole perdite nel trading sono fisiologiche ed ineliminabili. Le nemiche da battere sono le grandi perdite , quelle che fanno la differenza fra vincenti e perdenti.
Quando si sarà abituato ad applicare questo schema, il proprio trading sarà costituito da lunghe sequenze nelle quali si alterneranno tante piccole vincite e tante piccole perdite, interrotte di tanto in tanto da qualche vincita molto corposa e, finalmente, il nostro trader, potrà entrare nel gratificante mondo dei trader profittevoli.

Non è difficile. Dovrà evitare di fare trading troppo spesso ed essere estremamente selettivo nell'aprire i propri trade, imparando a selezionare accuratamente le condizioni di mercato più favorevoli . In aggiunta, dovrà prudentemente limitare la dimensione della propria esposizione in ciascun trade ad una minima percentuale del proprio capitale ed applicare sempre e rigorosamente lo stop loss.

Un ultriore modo per evitare perdite catastrofiche consiste nell'essere molto attenti ad aprire trade ….solo in accordo con il trend maggiore e solo in prossimità di validi supporti o resistenze (Vedi: Attenti alla linea).

Ad esempio, osservando un trend rialzista si valuterà la posizione del supporto più vicino; con l'esperienza si eviterà di comprare se il supporto è troppo lontano, rinunciando ad aprire trade in situazioni di questo tipo, in quanto si sarebbe costretti ad impostare uno stoploss molto ampio e il rapporto rischio/rendimento risulterebbe proporzionalmente sfavorevole. Allo stesso modo si eviterà di aprire un trade in un trend ribassista se non è sufficientemente vicina una resistenza. Imparando a perdere poco, grazie a questi semplici accorgimenti, saremo sulla buona strada per fare del trading una attività gratificante e profittevole.


"Dovete imparare le regole del gioco. E poi giocare meglio di chiunque altro"
Albert Einstein 

giovedì 7 luglio 2011

4 passi nel trading

Il tema del miglioramento delle prestazioni personali è uno degli argomenti più dibattuti ed attuali in quasi tutti i settori di attività. In tutto il mondo, equipe di alto livello studiano e sperimentano nuove tecniche di addestramento e potenziamento delle prestazioni individuali nello sport e nelle aziende, con risultati spesso sorprendenti. In alcuni campi della ricerca in psicologia e, in particolare, nelle cosiddette scienze di programmazione neuro linguistica, si conducono studi molto avanzati tesi a definire tecniche e procedure per ottenere il massimo dal potenziale umano.
In questo articolo mi propongo di utilizzare alcune tesi della PNL1 per tracciare, in sintesi, un percorso utile per chi intraprende l'attività di trading.

Il trading possiede il fascino delle grandi sfide che tipicamente attraggono le persone disposte a mettere alla prova le proprie abilità, coscienti che ogni sfida richiede l'accettazione dei rischi ad essa correlati. Contrariamente a quanto superficialmente si può immaginare, spesso il trader non è semplicemente uno speculatore interessato soltanto al risultato economico, quanto piuttosto un individuo attratto dalla possibilità di giocare una partita squisitamente culturale, intellettuale e psicologica.
Inizialmente, chi si affaccia per la prima volta al mondo del trading è mosso dalla curiosità e dal desiderio di capire se è vero, come si racconta e come suggerisce molta pubblicità, che è facile guadagnare soldi investendo dal proprio computer nel tempo libero. Più o meno presto, la maggior parte dei novizi si rende conto che, al contrario, il gioco non è affatto facile, ci rimette pochi o tanti soldi e lascia perdere. Alcuni più determinati e tenaci, invece, dopo i primi passi e le prime inevitabili disavventure, non si scoraggiano, riflettono sull'esperienza che hanno realizzato e decidono di accettare la sfida.
Ciò premesso, mi sembra interessante provare a descrivere per grandi linee, alla luce delle nuove teorie neuro linguistiche, il cammino che necessariamente occorre compiere quando si aspira a vincere la partita del trading. E' un percorso di conoscenze ed esperienze che possono essere definite per gradi di avanzamento, stadi da raggiungere o passi da compiere.

Schematizzando, ogni trader deve compiere i seguenti 4 passi:

  1. Incompetenza inconsapevole
  2. Incompetenza consapevole
  3. Competenza consapevole
  4. Competenza inconsapevole.

Vediamo in cosa consistono.

  1. Incompetenza inconsapevole
    E' in effetti il livello “base” di chi ha appena scoperto il trading e comincia a fare le sue prime prove senza disporre di nessuna formazione ed esperienza. E' facile immaginare che in questo stadio il trader neofita dovrà necessariamente sperimentare esperienze frustranti, anche se, di tanto in tanto, qualche suo trade potrà rivelarsi per mera casualità fortunato.
    Non conosce il nemico e nemmeno se stesso, sa poco o nulla dei mercati e della loro complessità, delle leve, delle correlazioni, della volatilità, del money management, di fondamentali e di tecniche, di processi decisionali in condizioni di incertezza, di psicologia. Crede che l'andamento del mercato sia prevedibile e si illude di poterlo affrontare perché si sente forte della sua capacità razionale. Cerca tecniche vincenti su internet, cambia e sperimenta, ma troppi fattori giocano contro di lui e lo inducono ad una operatività ingenua e casuale, emotiva e, naturalmente, perdente (vedi: 7 Errori tipici).
  2. Incompetenza consapevole
    Chi non si è fermato al primo passo ed ha raggiunto questo livello, ha saputo far tesoro delle sue prime esperienze ed ha acquistato consapevolezza della propria incompetenza. Le perdite lo hanno indotto a dubitare delle tecniche che usa e della sua capacità di autocontrollo. Sa di non sapere. E non è poco. Si trova nella situazione di chi ha provato a salire su una bicicletta e a pedalare, ma si è reso conto di quanto deve ancora imparare per diventare un ciclista. A questo stadio, il trader ha già accumulato una importante esperienza e, se ha deciso di proseguire il percorso, fa un bilancio delle proprie incompetenze e si impegna a studiare tutto ciò che ritiene utile per colmare il deficit di conoscenza che lo penalizza (Vedi: La tecnica perfetta).
  3. Competenza consapevole
    Il trader che perviene a questo livello è finalmente consapevole e preparato. Ha accumulato conoscenza ed esperienza. Sa che il mercato non è facilmente prevedibile ed ha capito quanto incide la capacità di autocontrollo psicologico nel proprio rendimento. Conosce il nemico e sé stesso. Il trading per lui è un campo ampiamente esplorato e non può nascondere pericoli sconosciuti. Può contare sulla sua abilità, ma sa anche di dover essere costantemente vigile e prudente. Le sue analisi e i suoi trade cominciano a rivelarsi sempre più frequentemente corretti e profittevoli, tuttavia sa di dover valutare con attenzione ogni mossa perché sa anche che un errore potrebbe costargli molto. La sua è una abilità consapevole, ma non ancora abituale, non ancora “naturale” ed “inconscia”.
    Ha imparato e “sa” di sapere molto, ma è nella situazione di chi riesce a stare in equilibrio sulla bicicletta, a pedalare e ad andare nella direzione scelta, ma deve ancora pensare ad ogni movimento che compie se vuole evitare di sbandare o cadere (vedi: 7 Regole quasi d'oro).
  4. Competenza inconsapevole
    E' l'ultimo passo che porta alla meta: è la condizione da raggiungere per essere, di fatto, un vero trader vincente. A questo livello c'è piena padronanza del trading. Si è completata la propria formazione culturale, tecnica e psicologica; si dispone delle conoscenze necessarie e di sufficiente esperienza per affrontare il mercato con il giusto grado di sicurezza e con “semplicità”, liberi dal timore di commettere errori davvero perniciosi.
    A questo stadio, fare trading è diventata una abilità “naturale” ed “inconscia”, si è acquisita la capacità di operare senza dover continuamente calcolare ogni mossa che si sta facendo. Cavalcare i trend di mercato è un abitudine, come per un ciclista di grande esperienza, che può andare in bicicletta anche lasciando il manubrio. Si è finalmente giunti oltre la consapevolezza e la conoscenza ed essere un trader è ormai parte della propria identità. E' lo stadio che consente di conseguire risultati di assoluta eccellenza (vedi: La posizione Zen).

Chi legge può fare un rapido bilancio delle proprie competenze ed esperienze, riconoscere abbastanza facilmente il livello a cui è pervenuto e valutare quanto ancora è lungo il cammino che, eventualmente, gli rimane da compiere. Mi auguro che questa mia sintesi, fornendo elementi per soppesare le proprie forze e debolezze e sollecitando a guardare con realismo al personale rapporto con il trading, possa risultare utile ai molti trader che stanno faticosamente avanzando nel proprio percorso formativo.



"Il profitto è la naturale conseguenza di un lavoro fatto bene"
Henry Ford



1Programmazione neuro linguistica

lunedì 4 luglio 2011

Attenti alla linea

In alcuni precedenti post abbiamo mostrato come sia possibile e vantaggioso fare trading con strumenti semplici e “visuali” come le medie mobili, imparando a riconoscere e sfruttare la forza dei trend (vedi:Per stare sempre dalla parte giusta 2).
Oggi proveremo a migliorare le nostre chance grazie all'accorto utilizzo di uno dei più semplici aiuti visivi che il trader può utilizzare.
Supporti, resistenze, linee di trend e canali sono fra i più tradizionali strumenti di analisi tecnica dei mercati e, insieme alle medie mobili, quelli di più semplice ed intuitivo utilizzo. La maggioranza dei trader ne fa un uso frequente, ma molti lamentano che, nella pratica, risulta quasi sempre soggettivo ed arbitrario definire dove e come queste preziose linee devono essere inserite. Girando per i forum capita di vedere una quantità di grafici di ogni tipo, pieni di linee orizzontali, verticali e oblique che ognuno disegna con criteri diversi. In effetti è frequente, ed anche abbastanza curioso, vedere che operazioni apparentemente semplici come disegnare linee sui grafici risultino per molti una pratica piuttosto complicata.

Per la mia esperienza, queste semplici linee che possiamo tracciare sul grafico dei prezzi ci consentono di disporre di una sorta di “mappa” utile per orientare meglio il nostro trading. Agli aspiranti trader, che ancora non hanno ben studiato questa tipologia di strumenti, raccomando il necessario approfondimento e segnalo l'ottima sintesi che viene fornita a questo link (Supporti e Resistenze).

In estrema sintesi, un supporto è un livello di prezzo dove un ribasso potrebbe avere termine perché il mercato, intorno a quel livello, mostra un aumento della domanda ed una corrispondente diminuzione dell'offerta. Una resistenza, al contrario, è un livello di prezzo dove potrebbe terminare un rialzo perché il mercato, intorno a quel livello, mostra un aumento dell'offerta e una diminuzione della domanda. Perché succede? Non è del tutto spiegabile, ma è come se il mercato avesse una specie di memoria, benché tale memoria si dimostri, alla prova statistica, alquanto debole.

Imparare a tracciare correttamente e ad utilizzare proficuamente per il proprio trading queste linee, richiede a ciascun trader un lungo e paziente lavoro di test e di verifica; come ho già scritto, si impara davvero solo con l'esperienza, attraverso numerosi tentativi ed errori. Così, per facilitare il compito ai neofiti, provo a spiegare ciò che ho potuto verificare con la mia esperienza nel corso del tempo. Da questo momento, per brevità, chiamerò le linee di trend, i supporti e le resistenze, semplicemente “linee”, intendendo con tale termine riferirmi a tutto il gruppo.

Le “linee” hanno alcune fondamentali proprietà che è indispensabile conoscere:
  1. Tutte le linee sono, per così dire, gerarchiche, cioè il loro ordine di importanza è proporzionale all'arco temporale cui si riferiscono. Ad esempio, le linee tracciate su grafici mensili sono più importanti di quelle tracciate su tutti i timeframe inferiori.
  2. Quelle disegnate su picchi e valli estremi hanno maggiore rilevanza di quelle segnate sugli estremi visibili nelle fasi intermedie dei movimenti di prezzo.
  3. Le linee che mostrano di aver già fermato in passato dei forti trend sono proporzionalmente più rilevanti.
  4. Le linee che passano per un maggior numero di punti di contatto vanno considerate più affidabili di quelle con minori contatti.

Ma la questione di maggiore rilievo è la seguente: in quali punti vanno precisamente tracciate queste linee? Questo è il problema non compiutamente definito, che più fa discutere i trader e che per la discordanza delle opinioni, rende molti piuttosto scettici circa l'utilità delle “linee”.
Orbene, a me pare che, per rispondere correttamente a questa domanda, bisogna riflettere ancora una volta sul prezzo. Come sappiamo, all'interno di un qualsiasi intervallo di tempo si osservano continue oscillazioni con alti e bassi, frutto di rumore ed emotività, ma  il dato più rilevante ed affidabile è costituito dal prezzo di chiusura del timeframe.
Pertanto i punti più significativi a partire dai quali possiamo disegnare le nostre linee saranno i livelli estremi dei prezzi che possiamo facilmente osservare sui grafici di tipo lineare, i quali sono normalmente costruiti, appunto, sui prezzi di chiusura (vedi: Il Rumore dei mercati).















Questo ci consente di valutare con più precisione la tenuta dei supporti e delle resistenze e di evitare l'errore di credere che una momentanea violazione di un livello costituisca una definitiva rottura dello stesso, come si può osservare nel grafico a candele qui sotto. 












Personalmente, operando di preferenza su tempi medi, uno o più giorni, disegno la mia mappa a partire dai grafici lineari settimanali, sui quali disegno le mie linee di orientamento. I prezzi di chiusura settimanali sono particolarmente significativi in quanto, per un mercato globale come quello valutario aperto 24 ore, al di sotto dell'intervallo settimanale, in considerazione dei diversi fusi orari, le chiusure giornaliere e orarie non possono essere ritenute sincronizzate.

Per la mia operatività mi servo, poi, di grafici a candele, daily ed orarie. Ma su questi intervalli, tenendo conto delle asincronie dovute ai fusi orari, piuttosto che le chiusure considero più affidabili gli estremi high e low del prezzo.

E' superfluo spiegare perché i supporti e le resistenze sono in relazione inversa con la forza del trend, nel senso che quando più forte è il trend, più deboli saranno i livelli di supporti e resistenze; e, al contrario, con un trend debole ed incerto supporti e resistenze acquistano maggiore affidabilità.
Per concludere, last but not least, nel piazzare gli ordini e nella loro gestione, non bisogna MAI dimenticare che supporti, resistenze, linee di trend e affini vanno concepite come “aree” e non come “punti” precisi, perchè come si è detto i punti possono sempre essere momentaneamente attraversati sotto l'effetto del rumore e dell'emotività. Questo significa che aprendo un trade, ad esempio, in prossimità di un supporto, perché si sta osservando l'incerto dispiegarsi di un debole e provvisorio trend ribassista, conviene posizionare il proprio stop con un discreto margine al di sotto del supporto stesso. L'ampiezza dello stop sarà determinata in funzione del timeframe e in proporzione della volatilità media del periodo, oltreché della personale propensione al rischio.

"Ciò che chiamiamo Caso non è e non può essere altro che la causa sconosciuta di un effetto noto"
                                                                     Voltaire