mercoledì 31 agosto 2011

Allarme Italia

L'Italia è in grossi guai. Rischiamo di farci seriamente male, ben oltre i costi delle manovre finora annunciate, che solo i pochi soliti dovranno pagare. L'Italia intera è davvero in pericolo, ma non perché , come molti ancora credono, ha un debito pubblico troppo alto, né perché il bilancio dello Stato non è in equilibrio. Molti altri Paesi industrializzati stanno in una situazione più o meno simile alla nostra senza per questo correre i rischi che stiamo correndo in queste settimane. Dal punto di vista dei conti pubblici, alcuni Paesi, compresi USA, Gran Bretagna e Giappone stanno anche molto peggio di noi, ma non rischiano come il nostro Paese.
D'altra parte il debito pubblico italiano è più o meno lo stesso da 20 anni (in effetti è aumentato davvero di poco) e lo sbilanciamento deficit/PIL è simile, o addirittura inferiore a quello degli altri Paesi avanzati.
Dove nasce, allora, il problema dell'Italia? Semplice: il mondo, la BCE e i mercati finanziari fanno capire che cominciano a non fidarsi più di noi come nazione capace di onorare il proprio debito. Il vero deficit che minaccia di farci precipitare in un mare di grossi guai è un deficit di credibilità, di affidabilità e, appunto, in una parola, di “credito”.

Se cerchiamo la parola credito nel dizionario online Sapere.it, in sintesi, troviamo :
1 il credere, l’essere creduto; credibilità: trovare credito; ... 2 buon nome, pubblica stima; fiducia, reputazione, considerazione: meritare credito; ….. 3 ( dir.) condizione di chi ha diritto alla restituzione di una somma di denaro, all’esecuzione di una prestazione o al pagamento del suo corrispettivo in denaro; ... 4 ( econ.) trasferimento da un soggetto a un altro di somme di denaro o di altre forme di potere d’acquisto, solitamente in cambio della corresponsione di un interesse: far credito; apertura di credito5 l’attività economica e bancaria connessa con le operazioni di credito.
E se cerchiamo nella Rubrica dei sinonimi e contrari, troviamo:
1. Sinonimi- credibilità, attendibilità, fiducia, reputazione, considerazione, stima, prestigio, fama; influenza, autorità.
2. Contrari- inattendibilità, discredito, disistima, sfiducia.

Il rischio che corre oggi l'Italia è quello di non avere più la fiducia di coloro che devono continuare a farci credito comprando i nostri titoli di debito e, al punto in cui siamo, nemmeno da parte della BCE che nelle scorse settimane è già intervenuta come “creditore di ultima istanza” comprando titoli di stato italiani per 30 miliardi di euro. In subordine, rischiamo di dover pagare d'ora in poi interessi sostanzialmente più gravosi per invogliare i mercati riluttanti a prestare ancora soldi a un Paese che non si mostra seriamente impegnato a tagliare le proprie spese, ad eliminare gli sprechi, a darsi un assetto politico e amministrativo meno corrotto e più efficiente, come si richiede normalmente ad un Paese che ha bisogno che gli si presti denaro.
Il problema vero, quindi, non è il debito pubblico né il deficit di bilancio sul PIL, ma il discredito del governo e, più in generale, della politica italiana.
Ogni giorno che passa la situazione dell' Italia si complica. Il tempo gioca contro l'Italia perché più si tarda a dare forti segnali di serietà, più salati saranno gli interessi da pagare per farci prestare nuovi soldi. In più, da un giorno all'altro un qualsiasi evento esterno o interno, un imprevedibile cigno nero potrebbe scatenare una ondata di panico dei mercati che ci porterebbe molto vicini al default, ad una situazione simile a quella della Grecia o, date le dimensioni economiche dell'Italia, anche peggio.
Perciò molti italiani, ed io con loro, sono estremamente preoccupati per il fatto che il governo, già responsabile della crisi di fiducia e del discredito internazionale di cui soffre l'Italia, continua a tergiversare sulle misure da adottare, offuscando ancora di più la credibilità dell'intero Paese e mostrando di sottovalutare pericolosamente i rischi che stiamo correndo.

domenica 28 agosto 2011

Euro Über Alles

La guerra delle valute continua e, come sovente accade nel corso delle guerre, capita di assistere a veloci cambiamenti di strategie e capovolgimenti di fronte.
Vi ricordate i resoconti sulla crisi dell'euro di due settimane fa? Ricordate gli allarmi sul debito pubblico italiano, la crisi greca, la Spagna, il Portogallo, l'Irlanda? Ricordate gli annunci di disastro imminente per la moneta europea? Avete temuto per il rischio che i  PIIGS o la Germania fossero costretti ad uscire dall'euro?
Bene, sono trascorsi esattamente 14 giorni e la situazione delle forze in campo è, almeno per il momento, completamente capovolta! Mentre scriviamo e leggete, l'Euro, la moneta “senza futuro”, data già per finita, sconfitta dalla storia, piegata dagli errori del suo stato maggiore e dalla forza degli eserciti nemici, ha, inopinatamente, ritrovato forza e vigore, vince su tutti i fronti, si dimostra la moneta più forte e sta letteralmente sbaragliando tutte le valute concorrenti.
La valuta europea ha ripreso la sua salita sul dollaro e sulla sterlina; e questa non è una novità, considerato che USA e Gran Bretagna non se la passano meglio dell'area euro in materia di debito e di deficit pubblico. La grande novità è che l'euro sta salendo anche contro lo Yen, contro il dollaro canadese e, dulcis in fundo, contro il Franco svizzero, verso il quale ha recuperato in pochi giorni circa il 17%.




Movimenti di questa ampiezza e con queste imprevedibili caratteristiche mostrano come sia complicato il mestiere del trading e spiegano anche perchè, sollecitati dall'apparente casualità di tali movimenti,   i trader siano spesso tentati  ad agire come scommettitori (vedi: Scommesse? No, grazie!).



Diamo uno sguardo ai principali grafici:

euro/dollaro













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euro/sterlina

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euro/dollaro canadese














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euro/yen














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euro/franco svizzero















Considerando la fase di incertezza politica  che caratterizza oggi l'Europa ed il fatto che la tendenza di lungo periodo dell'Euro rispetto alle tradizionali valute rifugio, Franco svizzero e Yen, è chiaramente ribassista, il trader potrebbe pensare che quella che stiamo osservando è semplicemente una correzione e che presto l'euro potrebbe riprendere la sua discesa.
Tuttavia, il  movimento dell'Euro verso l'alto è piuttosto ampio ed evidente e, pur nell'usuale volatilità che contraddistingue i mercati delle diverse coppie valutarie, il fatto che l'Euro tende a rafforzarsi nello stesso momento verso tutte le altre principali valute rappresenta inequivocabilmente un segnale di vera forza.
E', pertanto, naturale domandarsi che cosa stia succedendo nella guerra valutaria, perché si è prodotta questa generale inversione di tendenza e cosa può spiegare la ritrovata energia della valuta europea. 

In effetti la spiegazione è estremamente semplice: ad eccezione della BCE, l'unica banca centrale costretta a mediare fra gli interessi non convergenti degli Stati che usano l'Euro, tutte le altre Banche centrali sono impegnate a deprezzare le loro valute (USA e Gran Bretagna) o a far in modo che non si apprezzino troppo (Canada, Giappone e, da ultimo, la Svizzera). Lo fanno per stimolare investimenti dall'estero e per difendere la competitività delle loro esportazioni e, per conseguire questi obiettivi, tutte le banche centrali, con l'unica eccezione della BCE, hanno lanciato al massimo le rotative e stanno stampando moneta senza troppo preoccuparsi del rischio di inflazione. 
La BCE, al contrario, tiene fermo il principio di contenere l'inflazione al 2%, secondo i desiderata della Germania, e, in questa logica, dopo aver alzato, seppur di poco, il tasso ufficiale di sconto, dichiara di non volere stampare nuova moneta e chiede agli stati europei finora poco virtuosi di attuare politiche di estrema austerità. Così, paradossalmente, nonostante i tanti guai dell'Europa, ben noti agli italiani, l'Euro, anche per effetto dell'infelice destino del dollaro, ha assunto il ruolo di valuta rifugio. 
Tutto qua. Almeno per il momento. 


Difficile dire quanto a lungo sarà sostenibile questa rigidità europea e se la strategia di politica monetaria voluta dallo stato maggiore tedesco non rischi di trasformare le attuali conquiste dell'euro in una disfatta finale dalle imprevedibili proporzioni. 


"La guerra non è che la 
continuazione della politica con altri mezzi"
Karl von Clausewitz


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giovedì 25 agosto 2011

Scommesse? No, grazie!


Lasciamo ai  numerosi commentatori del web, dei giornali e della televisione le “visioni” apocalittiche  e le interpretazioni della magmatica crisi in atto e torniamo a occuparci di questioni di metodo del trading. Troppe notizie e troppi commenti generano confusione e possono nuocere ad un corretto approccio al mestiere del trader. Meglio focalizzare sull'analisi di quegli aspetti del mercato e del trading in grado di fornirci criteri generali per migliorare le nostre performance.
Consapevole dei propri limiti di giudizio derivanti dalla complessità del sistema finanziario e della sua limitata prevedibilità, il trader deve imparare ad osservare  il mercato con oggettività, per sforzarsi di giungere alla sua comprensione, per poter sfruttare al meglio le frequenti occasioni in cui si rende possibile una sufficiente leggibilità dei movimenti di mercato .
Attraverso l'osservazione e l'esperienza si giunge a capire che ogni mercato, ogni prezzo, come ogni variabile di un sistema complesso, alterna nelle sue diverse fasi, gradi diversi di comprensibilità e di prevedibilità. I più esperti sanno che, osservando un qualsiasi prezzo, ci sono momenti nei quali è assolutamente semplice comprendere cosa succede ed anche prevedere la direzione del mercato (si pensi agli andamenti dell'oro, del dollaro e del franco svizzero negli ultimi 2 anni, solo per citare alcuni dei possibili esempi); allo stesso modo ci sono molti momenti in cui risulta piuttosto complicato farsi una idea dei movimenti in corso e fasi in cui un qualsiasi fattore esterno può giungere inatteso a creare andamenti assolutamente incomprensibili ed imprevedibili (e questa è una situazione che chiunque osserva i mercati ha modo di sperimentare molto di frequente).
Ciò premesso, per la mia esperienza, mi sembra di poter affermare che il mercato è solitamente poco prevedibile, ma è frequentemente comprensibile ai fini di un trading profittevole.
Se ciò è vero come a me sembra, è utile coltivare la propria abilità nel riconoscere le diverse situazioni del mercato sul quale si intende operare. Situazioni che possiamo classificare secondo lo schema seguente:

Naturalmente, in tutte le sue fasi, un prezzo in movimento, ovvero un particolare mercato, mostra una componente del tutto casuale (vedi: Il rumore di mercato); ciò è particolarmente vero sugli intervalli di tempo limitati (tipicamente al di sotto dell'ora di contrattazione); tuttavia sappiamo che periodicamente in qualsiasi mercato si formano dei trend ben definiti che possono durare anche per giorni, settimane e mesi (vedi: Il trend è un ordinatore).
Il trader può usare molti metodi e diverse tecniche, in base alla propria personale propensione al rischio, per operare in qualsiasi situazione di mercato, ma una gestione prudente richiede di limitare i propri trade solo alle fasi più favorevoli.
Il che vuol dire che è meglio tenersi fuori dal mercato nelle fasi in cui non si è in grado di capire cosa sta succedendo, cioè quando sul mercato osservato alla normale imprevedibilità si somma una totale incomprensibilità o, anche, quando si riesce a capire cosa sta facendo il mercato, ma gli esiti della situazione che si sta monitorando risultano imprevedibili. Abbiamo già chiarito perché il trading non va considerato come un gioco d'azzardo e che al trader non conviene mai comportarsi come uno scommettitore (vedi: Trading e gioco d'azzardo). Pertanto, il trader deve operare una rigorosa selezione delle fasi di mercato ed escludere del tutto di tentare qualsiasi operazione durante quelle indicate in rosso nello schema.
Così, le fasi alle quali è preferibile limitare il proprio trading restano quelle che mostrano una significativa probabilità di tendenza e, quindi, di prevedibilità (sebbene sempre limitata). Anche quando quest'ultima rappresenti il risultato di fattori che non ci sono noti. Risulta evidente che la situazione più favorevole per aprire i propri trade è quella che ricade nelle fasi di comprensibilità e prevedibilità, nelle quali il trader può con giustificata confidenza, ma pur sempre con la indispensabile prudenza, tentare operazioni di maggiore importo (vedi: La posizione zen).
Ciascun trader, in base alla propria formazione e alle proprie attitudini,  decide di che tipo di analisi servirsi per distinguere le diverse situazioni di mercato descritte nello schema proposto. In pratica, si tratta di scegliere e dosare fra analisi fondamentale e analisi tecnica i dati che consentono di rappresentarsi meglio il mercato che si sta osservando. Chi propende per l'analisi tecnica può limitarsi alla semplice valutazione di qualche grafico di lungo periodo, magari integrato da medie mobili (vedi: Come stare sempre dalla parte giusta e Apriamo un trade). Chi, invece, possiede la formazione adatta può utilizzare un numero limitato di dati economici significativi (vedi: Ridurre la complessità) per capire cosa sta avvenendo in un certo mercato e quale può essere la sua probabile evoluzione.
L'ideale, come è ovvio, consiste nell'impiegare elementi di valutazione provenienti sia dall'analisi fondamentale che da quella tecnica, utilizzando la prima per formulare ipotesi sulla tendenza di fondo (quando c'è), e la seconda per scegliere il momento più favorevole dal punto di vista del rapporto rischio/rendimento atteso.


“Nessun vincitore crede al caso.”
      Friedrich Nietzsche




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mercoledì 24 agosto 2011

Il partito delle Cassandre

Gli italiani sono giustamente di umore pessimo. Il povero Berlusconi, quello di “in Italia non c'è nessuna crisi”, con il cuore sanguinante, metterà le mani nelle tasche di gente che già da qualche anno faceva fatica ad arrivare a fine mese. Gli italiani sono moltissimo incazzati, e giustamente.
Sono letteralmente infuriati con il governo e con la “casta”, che nascondendo la verità e continuando con assurdi sprechi di denaro pubblico, ha trasformato il buco del debito in voragine e adesso, proteggendo i poteri forti e i veri ricchi, intende far pagare la crisi ai già spremutissimi lavoratori.
Al pessimo umore si aggiunge una grande apprensione per il futuro prossimo e lontano, una sensazione di paura che deriva dalle tante incertezze del momento, da un rischio difficile da valutare, circa quello che potrebbe essere il destino dell'Italia se le manovre di correzione dei conti non dovessero bastare a fermare la crisi.
L'apprensione si trasforma, poi, in vera e propria ansia quando giornali e televisioni diffondono ulteriori dati sulla crisi internazionale, sulla insostenibilità del debito americano, sulla fragilità dell'euro, sulle ambiguità delle politiche europee, su un nuovo crollo delle borse mondiali, su una nuova recessione in arrivo e via deprimendo.
Tira una brutta aria, non c'è alcun dubbio, e la corsa all'oro è lì a testimoniarlo. Né ci sollevano molto le buone giornate delle principali borse che, di tanto in tanto, chiudono positive. Chi frequenta i mercati sa che in un grande ciclo ribassista, qualche giornata di rimbalzo è come la rondine che non fa primavera.
Abbiamo davanti a noi mesi ed anni difficili, questo è più che certo, ci aspetta una stagione dura, di vacche magre, probabilmente destinata a durare piuttosto a lungo.
In particolare Europa e USA mostrano di avere grande difficoltà a galleggiare nelle acque agitate di una economia sempre più globalizzata e “virtuale” (vedi: L'Occidente come il Titanic).
Chi ha seguito finora questo blog sa bene che in più occasioni abbiamo espresso una vivissima preoccupazione per i fatti emersi nel corso di questa strana estate e abbiamo messo in guardia sui rischi che correvano i risparmiatori, gli investitori e i trader.
Ma, premesso tutto questo per non dare l'impressione di non aver capito il film che stiamo vivendo, desidero esprimere la seguente opinione controcorrente: questa crisi non porterà alla fine del mondo!
Sento il dovere di sottolinearlo perché ho la sensazione che troppi “esperti” in televisione, sui giornali e sui blog stiano esagerando con toni apocalittici e stiano alimentando, alcuni consapevolmente, altri incoscientemente, in buona e cattiva fede, un clima di allarme e di tensione che, a mio giudizio, va vigorosamente contrastato se si vuole evitare il formarsi di pericolose ondate di panico.
Girando nei forum finanziari capita sempre più spesso di leggere commenti sbigottiti che rilanciano questa o quella notizia “minacciosa” riportata da giornali e blog che spesso non citano le fonti e accreditano le teorie più avventate sul “disastro mondiale prossimo venturo”.
Ho la sensazione che a fronte di una sempre più mistificatoria ed ovattata disinformazione “ufficiale” della stampa e della TV di stato, abbia preso piede, quasi per reazione, una altrettanto mistificatoria ed esagerata controinformazione delle TV, dei giornali minori e, in particolare, dei blog.

Come si sa, di fronte a un mondo troppo complesso per essere studiato e “capito”, la gente preferisce ricevere “una narrazione” dei fatti che semplifichi e “spieghi” le cose senza dover fare eccessiva fatica.
Ma se alla narrazione ufficiale (del TG1, del TG5, del Corriere) si contrappone quella alternativa (di Beppe Grillo, di Benettazzo, e dei loro emuli) diventa arduo capire come davvero stanno le cose e restare, per così dire “con i piedi per terra”.
Insomma, si corre il rischio che ai danni informativi prodotti dal partito del “tutto va bene” si sommano quelli generati dalle cassandre del “mettete i soldi sotto il materasso”.
Da quello che mi capita di leggere nei forum finanziari, noto che il partito delle cassandre sta facendo molti nuovi proseliti e, francamente, la cosa comincia a diventare preoccupante.
Ora, è vero che i Maja hanno previsto la fine del mondo per il 2012, è vero anche che il Sole quest'anno ha avuto una attività anomala che potrebbe spiegare molti fenomeni sociali terrestri, è vero pure che in questi giorni fa un gran caldo e che, come si sa, si ragionerebbe meglio a mente fredda, ma, per carità di Patria, smettiamola di far girare profezie di sventura.
Io apprezzo molto e sono personalmente grato a tutti quelli che si impegnano a contribuire ad una informazione alternativa (seria). Ma, per carità, non alimentiamo catastrofismi, non aggiungiamo danno al danno, non facciamoci del male da soli.

Stiamo ai fatti. La situazione politica italiana è estremamente complicata, la fase dell'economia mondiale è sicuramente difficile e lo sarà anche in futuro, ma non dimentichiamo che l'Italia non è la Grecia, non è il Portogallo, non è l'Irlanda. L'Italia ha un deficit di bilancio intorno al 4% nel 2011 e, pertanto, deve realizzare un riequilibrio del proprio bilancio statale, tutto sommato, piuttosto limitato e, in aggiunta a ciò, le sue basi fiscali, nonostante l'alta evasione, sono molto più consistenti rispetto agli altri Paesi della periferia Euro.
Molte grandi aziende italiane, comprese le banche, sono solide e possono rappresentare, nonostante i ribassi di queste settimane, un buon investimento. L'euro ha mantenuto i propri livelli rispetto alle altre valute confermando il suo ruolo di valuta rifugio.
L'Area euro, nonostante le difficoltà di bilancio dei più piccoli e marginali Paesi della sua periferia, mostra una economia che, seppur molto lentamente, sta recuperando dalla fase critica vissuta nel corso del 2009 e, nonostante le tensioni valutarie e le difficoltà affioranti nelle diverse aree. Infine, è il caso di ricordarlo, l'economia mondiale, pur se in lieve contrazione, non è certamente al disastro.
Certo ci sono molti elementi di instabilità e di rischio, ma quando mai non ci sono stati nella storia dell'economia?
Serve cautela, ed è bene che vengano segnalati i fattori di rischio presenti su tutti i mercati, ma davvero mi sembra irresponsabile ingigantire oltre misura i termini di tali fattori per propagare pericolosi allarmismi. E, peraltro, affiora il sospetto che questo continuo rimbalzare di teorie estreme tese a spaventare la gente possa avere una regia occulta.
Gli italiani, oltre che incazzati, sono diventati anche, giustamente, diffidenti e cominciano a pensare che la teoria della “fine del mondo”, oltre ad essere propagandata da molti esagitati, faccia piuttosto comodo e sia sostenuta da chi mira far passare misure politiche inique a danno dei lavoratori, oltre che da speculatori che hanno interesse ad indurre i risparmiatori a svendere i propri titoli per poterli comprare a prezzi di liquidazione.

"Tutto ciò che siamo nasce dai nostri pensieri.
Noi creiamo il nostro mondo."
Buddha


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sabato 20 agosto 2011

Apocalittici e Integrati

    La crisi manifestatasi nel 2007 che, come stiamo verificando, non può ancora dirsi finita, sta mostrando a quali insostenibili squilibri hanno portato gli eccessi di liquidità e di speculazione finanziaria negli ultimi decenni. I flussi di denaro virtuale, amplificati da una leva abnorme, nella loro corsa frenetica verso occasioni di profitto da realizzare in tempo reale, hanno sconvolto antichi equilibri economici, produttivi, ambientali, sociali e culturali. E in questi giorni, mentre si evidenziano i numerosi e madornali errori della politica americana ed europea, che rischiano di riportare il mondo occidentale sull'orlo di un disastro, ci si interroga, giustamente, sulla sostenibilità del sistema capitalistico e dei suoi eccessi in materia di libertà economica. Tutti invocano una nuova e più severa regolamentazione dei mercati, si reclama l'applicazione (tecnicamente impossibile nella attuale situazione geopolitica) di una tassa sulle transazioni finanziarie e, addirittura, si riscoprono le teorie di Karl Marx sulla inevitabile fine del capitalismo.
    Nessuno può prevedere cosa succederà nel prossimo futuro. Ma, alla luce dei fatti economici di questi ultimi anni, mesi e giorni, mi sembra urgente una riflessione sugli eccessi dell' “economia virtuale” che caratterizza il mondo ai giorni nostri.
    In tutte le epoche storiche, da quando la società umana è evoluta dalla fase del libero scambio all'invenzione della moneta, il possesso di denaro ha avuto una fondamentale importanza.
    Il ruolo dei soldi è andato via via crescendo con il passare dei secoli e con il crescere della complessità dei sistemi sociali, fino a diventare nel corso degli ultimi anni qualcosa di abnorme e di avulso dalla sua funzione originaria, lo scambio di beni reali, funzione per la quale la moneta era nata. Negli ultimi due secoli, e ancor di più negli ultimi tre decenni, in questa fase storica segnata da riassetti mondiali dell'economia, di globalizzazione e iperliberismo, il denaro è assurto ad un ruolo che non ha precedenti nella storia dell'Umanità.
    Quindi, c'è stato un tempo, ormai lontano, in cui la moneta era un semplice strumento per acquistare beni primari, la casa, il cibo e poche altre cose; in quel bel tempo andato, i soldi erano considerati come “corrispettivo percepito in cambio di lavoro svolto nella produzione di beni o servizi”. Naturalmente, come è sempre avvenuto nella storia umana, per fortuna, c'erano anche persone intraprendenti, che avevano in testa nuove idee e desideravano accumulare più soldi per acquisire maggiori beni e potere economico; ma questo tipo di persone , anche quando la molla della loro intraprendenza risiedeva perlopiù nel desiderio di incrementare la quantità di denaro posseduta, era solito investire in attività d'impresa, organizzando la produzione di beni e servizi “utili”. Ed anche grazie a loro l'umanità migliorava le condizioni della propria vita materiale. Era l'epoca dell'economia reale. Il “bene comune” era un valore largamente condiviso e l'agire individuale era ritenuto eticamente apprezzabile in quanto era diretto a finalità sociali.
    Oggi, nel cosiddetto “mondo ricco”, viviamo in un contesto di totale sconvolgimento di questo antico rapporto dell'uomo con il denaro. 
    Nel “mondo ricco”, i “già ricchi” e, insieme a loro, i più intraprendenti, diversamente dagli imprenditori di una volta, puntano ad accrescere patrimoni e potere attraverso la speculazione finanziaria. Il capitalismo, nella sua versione attuale, ci ha portato a ritenere che non sia doveroso ed “etico” guadagnare soldi solo grazie al lavoro o con l'impresa produttiva, come avveniva in passato, e, di conseguenza, tutti aspirano a “fare” soldi, non importa come.
    In un sistema iperliberista e ultraconsumista, caratterizzato da esasperato individualismo e competitività, l'importante è fare soldi, anche senza creare valore.
    L'avidità, che un tempo poteva essere considerata, oltre che un peccato capitale, qualcosa di socialmente riprovevole ed una patologia individuale, in grado di affliggere un numero limitato di persone, è oggi la pratica ordinaria di grandi gruppi, società e istituzioni il cui obiettivo dichiarato è la produzione di profitti ed utili, senza porsi scrupoli per i costi sociali ed ambientali delle proprie condotte.
    Si è prodotto, senza che ne fossimo pienamente consapevoli, un radicale e diffuso cambiamento di valori e tale cambiamento si è realizzato in un ambito fondamentale per la coesione delle complesse società contemporanee.
    I conflitti affiorati nel mondo islamico, ma anche nelle periferie di città come Parigi, Londra e Berlino, la crisi USA e infiniti altri segnali rappresentano molto più che semplici scricchiolii di un sistema che non riesce più a tenersi in equilibrio.
    L'attuale crisi produce panico anche perché ormai è evidente a tutti che l'economia mondiale è fortemente interconnessa e gli scossoni che si producono in qualsiasi parte del sistema possono ripercuotersi amplificati in qualsiasi altro ambito geografico o settoriale (vedi: Il mercatino del villaggio globale).
    E' un tema di enorme portata al quale vogliamo limitarci semplicemente ad accennare. 
    Nella nostra realtà “finanziarizzata”, il dibattito sul rapporto fra “speculazione” ed “etica” è di quelli che dividono il mondo fra apocalittici ed integrati. 
    Secondo gli apocalittici, la finanza è la principale responsabile dei terribili drammi del mondo moderno: fame, squilibri, inquinamento, disoccupazione, esclusione sociale. Negli ultimi decenni la speculazione finanziaria sembra essere diventata la più mostruosa minaccia che incombe, con la sua nuova dimensione planetaria, sulla vita quotidiana di una umanità indifesa, il tumore sociale da combattere ed estirpare, che spinge ad un individualismo estremo, mortifica il lavoro e i suoi valori, con gravissime conseguenze sociali. In questa visione, la speculazione non è emendabile e non è regolabile, per essere ricondotta, come sarebbe necessario, nei confini di una pratica utile all'economia reale. Di conseguenza, secondo i suoi detrattori, la corsa alla ricchezza privata, non collegata alla creazione di valore attraverso il lavoro che produce beni e servizi utili, costituirebbe una attività eticamente disdicevole.
Per gli integrati, invece, la speculazione finanziaria è semplicemente uno dei tanti strumenti della modernità, né più né meno come l'informatica, che può essere buona o cattiva, a seconda dell'uso che ne facciamo. In tale ottica, la finanza è stata ed è una risorsa utile, che ha consentito di estendere una quota crescente di benessere ad una cospicua parte di umanità, che ne era, fino a qualche decennio fa, del tutto esclusa. Da questo punto di vista, per quanto osteggiata da chi non è culturalmente in grado di comprenderne la funzione e accettarne le dure regole competitive, la speculazione è connaturata alla indole più profonda dell'uomo, anche se dovrebbe essere sempre meglio regolata al fine di contenerne gli eccessi e per rimetterla al servizio di una crescita sostenibile. In questa visione, per cosi dire “realistica”, la ricerca di arricchimento è sempre legittima, anche quando è scollegata dalla creazione di valore tramite lavoro utile ed impresa e, pertanto, non deve essere giudicata negativamente in base a pregiudizi di natura morale.
Personalmente ritengo saggio soppesare le buone ragioni presenti in entrambe le posizioni descritte e che, pertanto, non sarebbe corretto assegnare tutta la ragione o tutto il torto ad una sola parte. Tuttavia, dal mio punto di vista, anche se non riesco ad immaginare un mondo capace di tornare al bel tempo che (forse) fu, a quando prezzo e valore erano sinonimi, condivido l'opinione di chi ritiene che sia urgente limitare, anche con severità, gli eccessi. Personalmente condivido con gli apocalittici l'idea che il troppo storpia e che la corsa al profitto, in una sostanziale assenza di regole, è all'origine di molte delle insopportabili ed insostenibili ingiustizie e brutture del mondo d'oggi; e credo anche che se non intervengono scelte politiche dirette a correggere radicalmente la deriva della nostra fragilissima ”economia virtuale”, le tensioni sociali emergenti nei paesi industrializzati potrebbero crescere fino al punto di travolgere le basi stesse delle democrazie costituzionali.


"Gli affari che producono solo soldi sono affari poveri"
Henry Ford





giovedì 18 agosto 2011

Odo augelli far festa…

E' gia' passata la tempesta? Lo speriamo davvero, ma restano molti motivi di scetticismo. I tagli di spesa pubblica rischiano di produrre nuova stagnazione.

La BCE compra i titoli di stato italiani, il governo italiano s’impegna a spremere i ceti deboli e medi e, in aggiunta,  le Autorita’ di vigilanza delle Borse di Italia, Francia, Belgio e Spagna impongono uno stop temporaneo alle vendite di titoli allo scoperto.  I mercati hanno avuto alcune risposte che aspettavano dalla politica. Si è allentata la paura di un disastro del debito in Europa e le borse hanno festeggiato.  Almeno per il momento, i nuvoloni che avevamo visto ad inizio agosto sembrano diradati.
Possiamo ritenere che e’ gia’ passata la tempesta?  Lo speriamo davvero, ma restano molti motivi di scetticismo. Certo, si puo’ tirare un sospiro di sollievo, perche’ almeno per il momento sembra scongiurato un improvviso ed imprevedibile avvitamento di una nuova crisi borsistica che ci avrebbe ricacciati nell’incubo gia’ vissuto dopo il fallimento di Lehmann Brothers. Ci sono tuttavia piu’ elementi che ci lasciano perplessi o, peggio, molto preoccupati. Il primo: si puo’ oggi credere che la politica (i politici) d’Europa e degli USA, per non parlare dell’Italia, sia oggi capace dei comportamenti virtuosi, della responsabilita’ e della coerenza che sono mancati fino a due (2) settimane fa? Personalmente faccio piuttosto fatica a pensarlo. La signora Merkel, che oggi detiene da sola il potere di decidere le sorti dell’Europa e dell’Euro, nel suo incontro con un monsieur Sarkozy minacciato di declassamento, ha fatto capire che la Germania gradirebbe guidare una sorta di Comitato per la salute dell’economia europea, ma non intende farsi carico più di tanto dei debiti altrui. E che, pertanto, la speranza di salvare mezza europa con gli Eurobond a carico dei Tedeschi è per il momento una pia illusione.
Per limitarci al caso dell’Italia e’ sufficiente ricordare che non piu’ di un mese fa il capo del governo chiedeva al ministro delle finanze di abbassare le tasse. Nessuno in buona fede puo’ credere che il signor Bunga Bunga, il buontempone barzellettiere,  sia affidabile come attuatore di una politica di rigore. L’Italia sembra destinata a restare a lungo l’anello debole, e forse il piu’ minaccioso, della catena delle debolezze della finanza europea.
In aggiunta ai rischi connesssi all’instabilita’ dell’area Euro, sono anche confermati i grossi problemi della finanza e della politica degli USA e della bassa crescita dell’economia di tutti i maggiori Paesi occidentali, ad eccezione della sola Germania che pure sta registrando un rallentamento della sua economia.
Cio’ che e’ ancora piu’ preoccupante e’ che le scelte di politica fiscale che tanti Paesi stanno adesso compiendo, politica basata su pesanti tagli di spesa, produrranno assai probabilmente una contrazione dei redditi e dei consumi tale da spingere il mondo verso una nuova fase di stagnazione, o addirittura di recessione economica.
Per il momento, comunque, gli Italiani, chi piu chi meno, tireranno la cinghia. Per la verita’ alcuni, i soliti, la tireranno moltissimo, altri non la tireranno affatto. Ma non sembra che con i “sacrifici” che il governo oggi ci chiede, il futuro dell’Italia potra’ essere migliore.

lunedì 8 agosto 2011

Una estate tempestosa

Una estate così non si vedeva da tempo. In Europa piove dappertutto e dall' Atlantico arrivano ogni giorno nuove perturbazioni. Peggio di così le vacanze, per i pochi che hanno potuto farle, non potevano andare. Agosto e' appena cominciato e le ferie sono gia' finite.
Ormai tutti hanno capito che questa volta non si tratta del solito temporale estivo, destinato a durare mezza giornata; anche sui mercati, in pieno agosto, e' arrivata una vera tempesta, di quelle che producono allagamenti, frane e ogni immaginabile tipo di conseguenze disastrose.
La tempesta perfetta e' giunta prima di quanto fosse lecito aspettarsi. Avevamo visto grandi nuvoloni neri all'orizzonte e le previsioni non erano buone, ma non si pensava che la bufera potesse iniziare gia' in piena estate.
I nuvoloni oscuravano i cieli d'Europa e degli Stati Uniti ormai da tempo ma era lecito pensare che la pioggia sarebbe come al solito arrivata in autunno. Invece, il prevedibile Big One, il ciclone del debito pubblico mondiale e' gia' arrivato, scatenato dalla ostinazione anti Obama del Tea Party, dalla  decisione di S&P e, infine, con effetti devastanti, dalla dura reazione dei Cinesi, ormai spazientiti creditori degli USA.
I primi a tornare dalle vacanze saranno gli Italiani, il popolo "bunga bunga", come ci chiamano in giro per il mondo. Gli Italiani, che si credevano in ferie dalla storia e che, mentre il mondo oscillava sull'orlo dell'abisso, hanno troppo pazientemente consentito al proprio Governo e al proprio Parlamento di dedicarsi per oltre due anni esclusivamente alla soluzione dei problemi personali e dei guai giudiziari del proprio capo.
Il sonno degli Italiani e' durato fin troppo a lungo ed ora, come abbiamo detto, siamo giunti all'amaro risveglio.
Ora che e' venuto il momento di pagare per questo madornale errore, tutti dovranno tenere gli occhi bene aperti e guardare attentamente a come e' stato compilato il conto da pagare, perche' sara' un conto molto salato. Probabilmente dovremo dare subito un grosso anticipo, il resto lo pagheremo nei prossimi anni, a rate, come un mutuo ad interesse molto variabile.

venerdì 5 agosto 2011

L’amaro risveglio degli Italiani

Adesso gli Italiani dovranno necessariamente risvegliarsi. Com’era prevedibile, e come avevamo ampiamente previsto (vedi: Se salta la Grecia), e’ arrivato il momento di rendere conto al mondo delle nefandezze della nostra politica, dell’irrazionalita’ degli sperperi e del disordine della nostra macchina pubblica.


E’ altamente probabile che il clima di allarme che si e’ ormai
prodotto circa l’affidabilita’ dell’Italia ci costera’ l’intero 
ammontare della manovra finanziaria appena varata e che si dovra’
 velocemente produrre una nuova manovra aggiuntiva altrettanto 
pesante. Chi paghera’ adesso? E quale Governo avra’ 
l’autorevolezza per dire agli Italiani che dopo le vacanze mancate,
 bisognera’ stringere ancora di piu’ la cinghia?

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